Cari Colleghi
In un momento di grave emergenza che ha già visto in pochi giorni due medici di medicina generale morti sul lavoro voglio qui descrivere quanto è stato messo in atto nella nostra medicina di gruppo. Ciò che vi sto proponendo è frutto della mia passata esperienza come coordinatore delle Squadre Sanitarie di Protezione Civile dell’Associazione Nazionale alpini e delle mie conoscenze derivanti dalla mia attività di Medico del Lavoro: non ho dati scientifici comprovati per sostenere che il tutto sia utile ma sono sicuro che non crea danni. Credo anche che, chi lavora in un singolo ambulatorio, possa trarre utili spunti da questo mio scritto.
Descrizione della struttura:
• quattro studi medici
• una infermeria
• una sala d’aspetto
• un bancone per l’accoglienza e il triage dei pazienti da visitare, gestita da una infermiera
• una segreteria separata per la richiesta/ritiro delle ricette per fissare gli appuntamenti
Provvedimenti presi: compartimentazione con nylon di segreteria e accoglienza, semi compartimentazione degli studi medici con apposizione, tra scrivania e sedie dei pazienti, di telo in cristal trasparente come quello comunemente usato nei dehors (Vedi successive figure).
Modalità delle visite in ambulatorio
L’accesso avviene dopo consulto telefonico con il medico ad orario prestabilito
All’ingresso l’infermiera di triage posta in accoglienza in posizione compartimentata chiede conferma al paziente di aver concordato telefonicamente il suo accesso al medico curante, ricorda che chi ha problemi simil influenzali deve segnalarlo, chiede di disinfettarsi le mani con disinfettante erogato da apposito dispenser posizionato su di un tavolino posto a lato della porta d’ingesso.
Se il medico è libero viene fatto accomodare direttamente in studio, raramente accade che il pz debba essere fatto accomodare nella sala d’aspetto. Agli eventuali accompagnatori, se il paziente è autosufficiente, viene richiesto di attendere all’esterno dello studio.
Molte delle visite MMG sono in realtà un colloquio e questo può essere eseguito in piena sicurezza in quanto il medico è separato dal paziente dal telo trasparente.
Quando è necessaria la lettura di un referto chiediamo al paziente di posizionare il referto sull’angolo della scrivania: il medico si mette i guanti e consulta la documentazione, successivamente la riposiziona sullo stesso angolo della scrivania e chiede al paziente di ritirarla. In questo caso al termine della visita si dovrà sanificare la parte della scrivania inquinata.
Quando è necessaria la visita il medico raccomanda al paziente, specie in assenza di mascherine, di non parlare durante la visita e descrive gli atti che andrà a compiere sul lettino: “si siede sul lettino, solleva la maglia ed io andrò a sentire i suoi polmoni, quando le dirò farà dei lunghi respiri”, “si sdraia sul lettino in posizione supina, scopre la pancia, quando le palperò la pancia alzi la mano le provocherò dolore, ad un mio cenno farà un lungo respiro”, etc.. Quando invece ci sono dei DPI idonei si può parlare durante la visita. La visita dovrebbe essere eseguita con i guanti; al termine della medesima sanificare con idoneo disinfettante gli strumenti utilizzati: fonendoscopio, martelletto, otoscopio, etc.. ed infine lavarsi le mani.
Si ricorda che le maschere fpp2 e più ancora le fpp3 proteggono chi le indossa e chi sta difronte, le maschere chirurgiche proteggono chi sta difronte ma non proteggono chi le indossa: nel caso di maschere chirurgiche è bene che le medesime siano contemporaneamente indossate da paziente e da medico.
Visite domiciliari. Per le visite domiciliari improrogabili valgono le stesse attenzioni delle visite in ambulatorio: descrivere al paziente, già per telefono o al momento della visita mantenendosi a debita distanza (consiglio 2 metri), le manovre che verranno fatte; raccomando di mettere sempre i guanti e di evitare di parlare durante la visita, specie di assenza o insufficienza di DPI. Inserire gli strumenti usati (fonendo, martelletto, etc.) in un sacchetto di nylon e sanificarli in studio. Lavarsi le mani appena possibile.
Gino Barral